Prototype | Creare un gioco non è un gioco

Chi si occupa professionalmente di giochi sa che, ancora troppo spesso, siamo abituati a essere fraintesi. Normalmente il primo errore è associare i giochi ai videogiochi, riferendosi ai dispositivi digitali, o peggio ai giocattoli. I “nostri” giochi sono quelli da tavolo, da tavola, in scatola o di società… praticamente si spende più tempo a definirli che a giocarli. Cobblepot produce giochi, «facciamo divertire la gente» e siamo fermamente convinti che siano le regole a generare il divertimento. Ecco una breve guida con i nostri consigli su come scrivere la prima versione di un regolamento di gioco perfettamente efficace.

Offrire un’esperienza

Grazie al regolamento, prima l’autore poi lo sviluppatore creano un insieme di “meccaniche”, come la ricetta di uno chef o il cocktail di un barman: il giusto mix che soddisfa il gusto di chi cerca una “esperienza”. Bisogna creare un impianto di regole come un musicista compone una melodia con le note musicali. Quante meccaniche esistono attualmente? BoardGameGeek, il più grande database online di giochi da tavolo, ne stima più di cinquanta. Ce ne sono davvero tante di combinazioni da provare e combinare!

Proporre un argomento

Se le meccaniche sono il motore, la tematica è la carrozzeria: coniugare in modo efficiente le due caratteristiche è importante. Nasce prima la matematica o lo tematica? È come chiedere se è nato prima l’uovo o la gallina! Ogni progetto ha una risposta che contraddice quella precedente. Sono vere entrambe le strade, non ce n’è una giusta e una sbagliata: quello che conta è il divertimento che produce. La tematica non è da sottovalutare perché ci si accede a scatola chiusa, mentre per poter valutare il regolamento si deve poter provare.

Sviluppare e prototipare

Per arrivare all’obiettivo mancano ancora diversi passaggi: prototipazione, sviluppo e aggiustamenti alle meccaniche, scrittura del regolamento, playtesting, editing, illustrazioni, grafica e ricerca di un editore. Se tutto va bene, pubblicazione! Ora capite? «Ma cosa ci vuole a fare un gioco?!» Per un prodotto soddisfacente, anni di lavoro, escludendo scelta dei materiali, traduzioni, accordi commerciali con i distributori... in cui ogni passaggio è un ostacolo da superare. Realizzare un gioco da tavolo commercialmente valido è paragonabile alla produzione di un film.

Come in un film

Il regolamento è la sceneggiatura, senza di quella la nostra storia non esiste. Occorrono tante competenze per produrlo: grafici e illustratori che devono rendere il gioco non solo bello alla vista, ma soprattutto fruibile; produttori che scelgano che componentistica usare, mediando il comfort di gioco con l’aspetto economico; il consulente, che nel caso di un gioco storico offra la sua competenza sul tema, ma nel caso del gioco educativo deve porre le basi scientifiche su cui lavorare e progettare; l’editor, che corregge tutti i testi, ecc.

I 7 punti che non devono mancare nel regolamento perfetto

Per scrivere un buon regolamento deve essere redatto un documento di solo testo (tipo Word), senza grafica, essenzialità assoluta. Se funziona bene in questo modo, ogni altra aggiunta sarà un miglioria e un abbellimento. Scrivete in Alto/basso, ovvero usando minuscole e maiuscole nel modo corretto, facendo attenzione alle spaziature e alla punteggiatura. È preferibile un carattere “bastone” (privo di “grazie”) corpo 12 interlinea 1,5 con pochi stili ma che creino chiarezza di gerarchia e facilitino la lettura e, soprattutto, la rilettura. Ecco un consiglio pratico sulla struttura.

  1. Titolo, sottotitolo e Introduzione
  2. Idea e scopo del gioco
  3. Componenti
  4. Come si gioca
  5. Fine della partita
  6. Regole opzionali
  7. Crediti e Biografia

Leggi, correggi e rileggi

Determinare immediatamente il target per indirizzare i lavori è fondamentale: un gioco complesso per giocatori molto esperti del mercato core potrà avere regole complesse con tante pagine e tanti esempi; un gioco semplice per un giocatori occasionali del mercato mass deve avere un regolamento conciso e breve. Rileggete molte volte il documento, nei panni del giocatore e non quello dall’autore.

Se una regola non funziona non aggiungerne un’altra per aggiustarla ma bisogna eliminarla e riscriverla da capo.

“Sacre” scritture

Adotta un glossario e applicalo con rigidità, evita di chiamare i componenti in modo diverso durante la scrittura, altrimenti sarà difficile comprendere le regole, evita citazioni “gergali”. Dai il giusto nome alle cose, utilizza il Dizionario dei Giochi, edito da Zanichelli. Elimina l’alternanza di termini in italiano/inglese e, peggio ancora, le italianizzazioni di concetti (es. randomizzare, shufflare, ecc.). Scriverlo correttamente in italiano è fondamentale, anche se poi lo dovrai tradurre in altre lingue. Ricorda l’insegnamento di quel geniaccio di Albert Einstein: «Se non lo sai spiegare in modo semplice, non l’hai capito abbastanza bene».

Istruzioni non romanzi

Le regole non vanno raccontate, ma formulate. Il regolamento deve essere un manuale di istruzioni non un romanzo. Chi vuole leggere compra un libro. Evitate di spiegare le strategie: se ne esiste una migliore delle altre, allora hai ben poco da offrire ai giocatori. Devono essere loro a elaborare tattiche, una volta comprese efficacemente le regole. Non stancarti mai di rileggere il regolamento, cerca, a ogni passaggio di migliorare la resa e la comprensione. Deve essere essenziale ma esaustivo, concreto e inattaccabile.

Guardare e non giocare

Il playtesting è una fase fondamentale. Il primo va eseguito con persone competenti, che sappiano andare oltre le difficoltà oggettive di un gioco in fase preliminare. Poi metti alla prova non solo le regole, ma anche il regolamento: fallo leggere ad altri e lasciate che siano loro a dire come si gioca, senza spiegarlo. L’autore deve essere un osservatore, guardare gli altri giocare senza partecipare. In questo modo si cominciano a valutare le reali prestazioni.

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